Delio Lambiase: il viaggio verso la “Casa” interiore in “Je Nu’ Trovo Pace”

Delio Lambiase: il viaggio verso la “Casa” interiore in “Je Nu’ Trovo Pace”
Delio Lambiase: il viaggio verso la “Casa” interiore in “Je Nu’ Trovo Pace”

Con “Je Nu’ Trovo Pace”, Delio Lambiase firma un brano di rara profondità, capace di trasformare la musica in un atto di introspezione. La canzone, sospesa tra poesia e ricerca spirituale, esplora il tema dell’inquietudine come motore di conoscenza, un’inquietudine che diventa bussola verso la propria essenza più autentica.

L’artista si confronta con la nostalgia di una “casa” che non è un luogo fisico, ma una dimensione dell’anima: un ritorno alle origini, alla purezza perduta, alla memoria di ciò che siamo davvero prima delle maschere del mondo. La sua scrittura, densa e viscerale, si fa così strumento di guarigione e di risveglio, un modo per dare forma al silenzio e trasformare il dolore in consapevolezza.

Je Nu’ Trovo Pace” è un invito a guardarsi dentro, a spogliarsi delle illusioni per ritrovare quel frammento di eternità che ciascuno porta nascosto nel cuore. Un viaggio che parte dall’inquietudine e arriva alla luce, dove la musica diventa preghiera e la parola, conoscenza.

“Je Nu’ Trovo Pace” è un brano che parla di ricerca interiore. Da dove nasce questa urgenza di guardarti dentro?
Non è una mia scelta, è una “necessità” che si impone nel momento in cui senti che in te abita una santa inquietudine che ti spinge a vedere in faccia la realtà, la sua inconsistenza, e te la fa sentire immensamente lontana dalla dimensione nascosta nella parte più profonda del cuore in cui è custodito una sorta di ricordo inconscio di amore, fratellanza, bellezza, giustizia, pace, silenzio, eternità; ricordo che viene mortificato quotidianamente dalla realtà.

Nel testo si percepisce una nostalgia di “casa” che sembra spirituale più che fisica. Cosa rappresenta per te questa casa?
La CASA è sicuramente una dimensione spirituale e non fisica. Essa è la dimensione di un non-tempo dell’Origine. È difficile da poter spiegare, verbalizzare poiché essa, la Casa, può essere percepita solo da chi prova la stessa cosa, da chi ha la stessa sete. Essa si manifesta sotto forma di Nostalgia o Inquietudine ed è, per me, la cosa più preziosa che possa vivere una persona, poiché quella mancanza di pace definitiva – che rende inquieti e che prescinde dalle condizioni esteriori della propria esistenza – può offrire la motivazione utile per scavare dentro di sé e far sì che il proprio passaggio in terra non sia solo un vano susseguirsi di eventi destinati tutti, senza eccezione, a finire.

La citazione “Conosci te stesso” del Tempio di Delfi è un richiamo forte. C’è stato un momento in cui hai davvero iniziato a farlo?
“Conosci te stesso” è l’unica cosa cui io sia veramente interessato, ovviamente con tutte le mie contraddizioni e tutti i miei limiti. L’interrogativo di conoscersi è una sensazione costante che scorre costantemente nel mio sangue, lo porto costantemente con me, come lo sono gli occhi incorniciati nel viso. Da adolescente non sapevo verbalizzarlo, poi, all’età di 20 anni la domanda “Chi sono e cosa ci faccio qui?” è diventata più pressante ed è iniziato un lavoro di ricerca attraverso la lettura di centinaia di libri che parlavano di risveglio, attraverso varie esperienze con maestri, gruppi spirituali, ecc.
Questo desiderio di “Conoscere se stessi” è il dono più prezioso che ho avuto per ritornare a me e ricordarmi il profumo della “Casa”.

Quanto la scrittura diventa per te strumento di guarigione e conoscenza?
Ho sempre sentito la scrittura come possibilità espressiva privilegiata. Ad un certo punto essa è diventata sempre più un urgente bisogno. Col tempo, scrivere è diventato il mio modo per placare il continuo turbinio di pensieri e mettere ordine in me. Scrivendo è come se avessi la sensazione di poter cambiare la mia realtà interna, come se mi potessi alleggerire di un peso trasformandolo in un utile viatico per affrontare le giornate. Scrivere è un po’ come riassettare il cuore e formattare i pensieri.

Se dovessi riassumere il messaggio del brano in una sola parola, quale sarebbe?
Risveglio.

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