Piuma racconta “6 di agosto”: ironia e malinconia in equilibrio tra luce e buio

Piuma racconta “6 di agosto”: ironia e malinconia in equilibrio tra luce e buio
Piuma racconta “6 di agosto”: ironia e malinconia in equilibrio tra luce e buio

Con il nuovo singolo “6 di agosto”, Piuma firma un brano indie pop capace di intrecciare ironia e nostalgia, quotidianità e poesia. Un titolo che richiama una data dal sapore ambivalente, sospesa tra memoria personale e ricorrenza storica, per una canzone che gioca con immagini vivide e sorprendenti: il reflusso che passa con un pensiero, il Ferragosto senza ventilatore, l’amore che si trasforma in “odio sportivo”.

Prodotto insieme a Marco Canigiula, il brano si muove su sonorità leggere e intime, che trovano il loro equilibrio tra malinconia e leggerezza grazie a un tessuto di synth, pad e chitarre luminose. È una canzone da ascoltare di notte con le cuffie, durante un viaggio in macchina con i finestrini abbassati o semplicemente nei momenti in cui si ha bisogno di ricordarsi che anche dalle sconfitte possono nascere stelle.

In questa intervista per Prima Music, Piuma ci porta dentro il cuore del suo processo creativo, svelando le scelte sonore, il valore della ricerca timbrica e il dualismo che anima la sua musica, tra intimità e aperture luminose.

Con Marco Canigiula hai prodotto questo brano: com’è nato il vostro lavoro in studio?
Con Marco c’è stata subito sintonia , ha saputo valorizzare il testo costruendo intorno un vestito sonoro che esaltasse sia la leggerezza che la malinconia del brano. Ha veramente un grande talento e’ stato un vero piacere lavorare con lui .

Quali scelte sonore avete fatto per dare equilibrio tra malinconia e leggerezza?
Abbiamo usato sonorità leggere, intime, ma senza renderle pesanti. Ci sono synth e linee elettroniche morbide che si alternano a momenti più aperti e luminosi, quasi solari. È un gioco di contrasti.

Quanto è importante la ricerca timbrica nell’indie pop contemporaneo?
Molto. Oggi non basta avere una melodia forte: i suoni devono parlare, creare un mondo. Per me la ricerca timbrica è parte integrante della scrittura, non un passaggio successivo.

Nel brano convivono sonorità notturne e aperture luminose: quali strumenti o arrangiamenti hanno reso possibile questo contrasto?
Abbiamo lavorato con pad e synth eterei per dare la parte notturna, e con chitarre e ritmiche leggere per aprire il brano nei ritornelli. È questo dualismo a raccontare bene il senso della canzone.

Ti piacerebbe proporre in futuro anche una versione acustica o orchestrale di “6 di agosto”?
Sì, mi piacerebbe molto. Una versione acustica potrebbe far emergere ancora di più la parte intima del brano, mentre un arrangiamento orchestrale darebbe un respiro epico alle immagini. Entrambe sarebbero letture interessanti della stessa storia.

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