
Classe 2003, romano, ex tennista e oggi cantautore e produttore, Plebbo torna con Mentine, Sushi e Coca Cola, un brano che fonde immaginario pop e sonorità retrò, realizzato in collaborazione con Byron. Un titolo curioso che nasconde una riflessione profonda, narrata dal punto di vista di un defunto che, ripensando alla propria esistenza, scopre quanto le cose più importanti siano spesso quelle più semplici e quotidiane.
Dall’esordio nel 2022 con il singolo Svegliati, Plebbo ha dato vita a una serie di brani che rivelano una scrittura intima e un’identità sonora in continua evoluzione. La musica, arrivata quasi per caso grazie a una vecchia chitarra e a una canzone di Lucio Dalla, è diventata presto la sua dimensione espressiva naturale. Nell’intervista che segue ci racconta il suo percorso, le sue influenze, i suoi sogni e l’urgenza di portare presto la sua musica dal vivo.
C’è un momento specifico che ricordi come l’inizio della tua carriera musicale?
Si. Prima di fare musica ero un tennista. Una domenica non avendo nulla da fare e avendo da poco ritrovato una vecchia chitarra classica di famiglia, ho cercato su internet come suonare gli accordi della canzone “La Casa in Riva al Mare” di Lucio Dalla, che avevo sentito da poco e mi aveva particolarmente colpito. Dopo aver passato una giornata intera a suonare ero riuscito ad imparare in maniera semi disastrosa a suonare e cantare la prima strofa.
Da dove trai principalmente ispirazione per le tue canzoni?
Sicuramente dall’introspezione. Cerco di far uscire il testo in maniera quasi involontaria nel mio processo creativo, senza forzarmi a scrivere di un argomento.
Ci sono temi o messaggi ricorrenti nelle tue canzoni?
Nelle mie canzoni si può trovare la mia prospettiva sulla vita, i miei sogni, le mie speranze, i miei fallimenti, le mie paure etc.
Quali artisti o generi musicali ti hanno influenzato maggiormente?
I generi spaziano abbastanza, sono più attaccato ad alcuni artisti nello specifico piuttosto che a dei generi nell’insieme. Forse i tre artisti che mi hanno influenzato maggiormente sono: Jeff Buckley, i Radiohead e Lucio Battisti.
Come valuti la tua evoluzione artistica nel corso degli anni?
Naturalmente la mia carriera è molto giovane avendo cominciato a fare musica nel 2022. Detto ciò, forse proprio perché ho cominciato da così poco, mi sono evoluto molto velocemente, sia nei gusti che nelle capacità. Dal punto di vista artistico penso di aver raggiunto uno stile molto coerente con il mio pensiero specialmente con gli ultimi brani a cui sto lavorando.
Qual è la tua canzone preferita da eseguire dal vivo e perché?
Sicuramente i miei brani preferiti da eseguire dal vivo sono i brani ancora inediti che ho scritto di recente, sia perché li trovo molto belli, ma anche perché avendoli scritti di recente rispecchiano esattamente dove mi trovo artisticamente.
Da dove è nata l’idea per il tuo nuovo singolo?
In realtà in questo caso specifico, essendo il brano un featuring, quindi non essendo solo ed esclusivamente farina del mio sacco, non nasce da un percorso introspettivo come gli altri brani. Nasce innanzitutto da un’idea di sound che cercava di unire un monto vintage a quello moderno. Per quanto riguarda il testo, è nato con delle immagini sparse che alla fine riconducevano tutte alla narrazione del punto di vista del defunto che ripensando alla vita arriva alla conclusione che le cose importanti erano le piccole cose.
Quali sono i tuoi obiettivi per il futuro in termini di carriera musicale?
Vorrei innanzi tutto cominciare a fare qualche live. Un’altra cosa che voglio assolutamente fare dato che ormai ho tanti brani inediti nel cassetto è lavorare all’uscita del mio primo album.
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