La danza approda al Teatro Lo Spazio con Ballades della Compagnia Fabula Saltica in scena il 7 e l’8 dicembre

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ROMA – La danza approda al Teatro Lo Spazio, il 7 e l’8 dicembre, con BALLADES. Grazie alla magia della danza, l’atmosfera impareggiabile di “Ballando Ballando”, il film realizzato nel 1983 da Ettore Scola, il grande maestro del cinema italiano, rivive in Ballades, una coreografia di Claudio Ronda, realizzata dalla Compagnia Fabula Saltica.

E’ un sabato sera, in una balera ci sono i clienti di sempre, tipi umani che conosciamo, coppie in crisi, cuori infranti, amori che nascono e che non sanno stare al mondo. Un’allegra malinconia ne tesse le relazioni. Tutti soli anche quando accoppiati, che sfuggono alla loro vita, tutti impegnati a trovare il proprio partner, attraverso la danza, in un intrigante gioco di coppie e di passioni.

Le persone che abitano la Balera sono l’Italia,  li recuperiamo. Luogo senza tempo, zona franca dove tutti riescono a stare assieme, sospendendo le differenze che fuori pesano, sono  il racconto di una terra, la storia e la memoria di una comunità, di un mondo marginale complesso e multiforme costellato da una coralità eterogenea di storie, rapporti, relazioni che si fondono.

I clienti danzano sulle note di un gruppo musicale che accompagna con discrezione la messa in scena e la musica è il personaggio essenziale e costante che con eleganza e poesia raccorda tutti gli altri, si adegua agli umori e alle tensioni emotive degli ospiti, riesce a modulare l’energia nel canale giusto prendendosi cura del suo sinuoso ondeggiare e dà voce ai sogni di chi, attraverso di essa esprime la voglia di conoscere e farsi conoscere.

Ma il Ballo è il protagonista e la balera, un vero esercizio danzante: piroettare, avanzare, retrocedere, non serve parlare. Con le sue regole e i suoi codici, perlopiù visuali, fra proposte e intuizioni, ci si invita, ci si inchina, ci si sfiora, le mani si prendono, i corpi si cullano, i piedi battono il tempo. E la “magia” ha a che fare con la possibilità di comunicare e di comprendersi senza conoscersi, la capacità di leggersi e affidarsi l’uno all’altro attraverso aggiustamenti di pressione, velocità e direzione.

Si balla come se non ci fosse un domani, abbracciando sconosciuti e sorridendo a persone incontrate per la prima volta, trasportati in un mondo parallelo, il tutto senza avvertire minimamente il peso della fatica o quello dell’altrui giudizio.

E quando la musica inizia a rallentare, indugiando sulle ultime note del brano, l’abbraccio si fa ancora più forte e, per un attimo, si arresta anche il respiro: il “risveglio” pare inevitabile, i ballerini si separano dolcemente e, prima di allontanarsi con l’aria un po’ stralunata, condensano un’onda di emozioni in un’unica parola: «Grazie». Tra una mazurka, un valzer e un tango il tempo è trascorso velocemente.

Il Ballo specchio delle abitudini che cambiano, delle tradizioni che restano, dell’umore delle generazioni, dove il vecchio e il nuovo stanno assieme… il Ballo che avvicina le persone e allontana la solitudine.

Lo spettacolo è stato definito dalla critica specializzata intelligente, raffinato, pieno di fascino.

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