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Salute mentale: basta nascondere la testa sotto la sabbia

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ROMA – Sono più di 4milioni gli italiani – dati Istat – che soffrono di disturbi mentali. Una persona su otto in tutto il mondo – il 13% dell’intera popolazione del nostro pianeta – come emerge dal rapporto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Numeri importanti, alimentati per altro dalla pandemia da Covid-19 che ha sicuramente influito negativamente sulla nostra salute.

Parlarne però è tabù, perché mentre è molto più facile provare empatia con chi ha un disturbo fisico, chi ha una malattia mentale viene definito “pazzo”, “debole”, “da rinchiudere”, “perdente”, come ha scritto sui suoi social Marco Bellavia. È noto a tutti il recente episodio in cui il concorrente del Grande Fratello Vip, dopo aver manifestato più volte il suo disagio emotivo e psicologico nella casa più spiata dagli italiani, è stato emarginato dal resto del gruppo, tanto da decidere di autoeliminarsi dal gioco. Vittima due volte, bullizzato dagli altri concorrenti a cui aveva chiesto aiuto e dai quali, in cambio, ha ottenuto invece ostilità e vessazioni “da branco”. Un esempio di cattiva televisione che ha fatto molto discutere e che ha sollevato un certo clamore mediatico ma che ha avuto, di contro, il pregio di portare alla ribalta il tema della salute mentale, alla vigilia del 10 ottobre: giornata mondiale della Salute Mentale.

Motore Sanità – organizzazione no profit al servizio del cittadino che vanta un patrimonio di una nutrita rete di professionisti, aziende, stakeholder, Associazioni di cittadini e di pazienti – non è stata certo a guardare, ma ha chiamato in causa i maggiori esperti in campo, riuniti per l’evento SALUTE MENTALE: COME SUPERARE LO STIGMA IN SANITÀ.

Ebbene, quello che è emerso è un quadro allarmante: da inizio 2021 al 31 agosto di quest’anno si contano 413 suicidi e 348 tentativi – secondo l’osservatorio suicidi della Fondazione Brf, Istituto per la ricerca in psichiatria e neuroscienze. Le difficoltà psichiatriche gravi dopo la pandemia Covid come la depressione, l’autolesionismo, le psicosi, i disturbi alimentari, negli adolescenti italiani sono incrementati del 30% e il 41% risulta a rischio di sviluppare problematiche psicologiche. Un adolescente su 4 soffre di depressione, il 16% ha disturbi alimentari, ha ideazioni suicidarie e va incontro ad autolesionismo. Le donne hanno più possibilità di sviluppare conseguenze psichiatriche perché a loro viene chiesto di svolgere più funzioni: genitoriali, famigliari, lavorative. Infine, l’isolamento sociale, l’ansia, la solitudine, la paura prolungata e la conflittualità famigliare, alla lunga possono cronicizzarsi e svilupparsi in forme più severe.

Così Enrico Zanalda, Copresidente Società di Psichiatria: “Lo stigma in salute mentale determina un ritardo nella diagnosi e presa in carico delle patologie fisiche e psichiche dei nostri pazienti. La morbilità fisica e la mortalità sono maggiori nelle persone che soffrono di patologia mentale. I nostri pazienti, a causa dello stigma, hanno un’attesa di vita inferiore alla popolazione di controllo – mediamente di 10-11 anni. Gli stessi operatori sanitari sono meno solerti nel trattare pazienti con sintomi psichici, poiché non li ritengono molto attendibili e ne sottovalutano la differenza. Questo atteggiamento di diffidenza ed evitamento degli operatori della sanità è direttamente proporzionale alla gravità della sintomatologia psichica del paziente”.

A questo proposito Domenico Berardi, Cattedra di Psichiatria dell’Università di Bologna, ha parlato del suo studio dal quale emerge che, in Emilia Romagna, i pazienti con salute mentale muoiono 2,6 volte di più di malattie cardiovascolari e tumori perché, essendo psichiatrici, non vengono adeguatamente trattati.

A fronte dell’aumento della domanda di cura di salute mentale, soprattutto da parte degli adolescenti e dei giovani, occorre rafforzare i Dipartimenti i salute Mentale aumentando gli interventi di prevenzione e di intervento precoce.” È quanto sostiene Michele Sanza, Direttore Dipartimento Salute Mentale e Dipendenze Patologiche Forlì Cesena, ricordando come “sempre di più il disagio psichico si esprima anche attraverso l’abuso di sostanze. Serve andare oltre l’intervento settoriale, integrando i Servizi di Salute Mentale per gli adulti con la Neuropsichiatria infantile e le Dipendenze patologiche”.

Su queste tematiche”, ha sottolineato Alessandro Stecco, Presidente IV Commissione Sanità Regione Piemonte, “è importante fare ricerche sempre rigorose e sensibilizzare le persone e le istituzioni per superare lo stigma sociale. La sofferenza psicologica è una componente umana frutto di tanti fattori, anche di ordine sociale ed economico e questo, sicuramente, nei prossimi mesi si accentuerà”.

Un invito ad agire subito e in fretta, in vista di un periodo storico sicuramente non semplice – tra post pandemia, economia di guerra e crisi ambientale – prima che sia troppo tardi.

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