Vini, 1982-2022: 40 vendemmie di Bricco dell’Uccellone Braida

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ROCCHETTA TANARO, Asti – Ci sono vini che si fanno amare al primo assaggio. Che si fanno ricordare. Che entrano nella storia. Vini che la storia, in qualche modo, sanno plasmarla. È il caso del Bricco dell’Uccellone di Braida, prima vendemmia 1982, esattamente 40 anni fa.

In un contesto in cui la Barbera era considerata un vitigno di scarso prestigio, l’avanguardista Giacomo Bologna reinterpretò il potenziale di quest’uva con una visione aperta alla modernità e all’internazionalità.

Giacomo seppe pensare in grande: la sua “ricetta” si basò sulla selezione dei cru, le rese molto più basse dell’ordinario e l’affinamento del vino in barrique di rovere francese per donare al vino eleganza e struttura. Questi furono gli strumenti principali per rivendicare dignità e dare nuova enfasi a uno dei vitigni principali del Piemonte, inaugurando per la Barbera una fase rivoluzionaria che fu presto presa ad esempio da gran parte degli altri produttori.

Tre anni dopo la prima vendemmia, all’uscita in commercio di questa bottiglia che all’epoca era etichettata come “vino da tavola”, il successo fu travolgente. I riconoscimenti iniziarono a piovere immediatamente sul Bricco dell’Uccellone, tanto che la giornalista inglese Jancis Robinson, nel suo Oxford Companion to Wine, alla voce Barbera scrive: “L’uomo che per primo mise la Barbera sul piedistallo, dimostrando che era un vino serio, fu Giacomo Bologna dell’azienda Braida, il cui Bricco dell’Uccellone fu la prima Barbera a essere commercializzata a livello internazionale”.

A suggellare questo percorso, nel 2019 al Castello di Bensberg, il Bricco dell’Uccellone Braida ha ricevuto il riconoscimento “Wein Legende”, il primo vino piemontese a essere annoverato nella hall of fame dei vini più importanti del mondo e terzo vino italiano.

Il primo grappolo del 2022 di questa Barbera è stato vendemmiato il 12 settembre. Una nuova sfida, secondo Giuseppe Bologna, proprietario dell’azienda insieme alla sorella Raffaella: “Dal 1994, quando raccolsi totalmente la responsabilità della produzione in azienda, ne ho viste di annate strane… Questa è sicuramente senza paragoni, una vendemmia storica ma allo stesso tempo senza riferimenti storici applicabili: emozioni del tutto nuove”.

Tra tre anni se ne scoprirà il valore nel calice.

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