Un processo partecipativo da avviare in Oltrarno: la proposta di Idra gradita al presidente del Quartiere 1 di Firenze

FIRENZE – Propositiva, collaborativa, indipendente: così si è presentata ieri mattina al presidente del Quartiere 1 di Firenze, che contiene il tesoro del Centro storico Unesco, l’associazione ecologista Idra, che a Maurizio Sguanci aveva chiesto un colloquio sul tema delicatissimo della trasformazione urbanistica, attualmente allo studio degli organi tecnici e delle sedi politiche del Comune, di un vasto complesso edilizio e verde: l’ex Scuola di Sanità militare in Costa S. Giorgio. Confinante con Palazzo Pitti, il giardino rinascimentale di Boboli, il Forte mediceo di Belvedere, l’ex Caserma “Vittorio Veneto” è in realtà un bene architettonico di significativo pregio storico, artistico e paesaggistico, utilizzato dal Ministero della Difesa fino al 1998 e quindi di fatto sconosciuto ai fiorentini. Acquistato nel 2015 dall’imprenditore argentino Alfredo Lowenstein, per la peculiarissima posizione risulta fortemente attrattivo (e dunque soggetto al rischio concreto di utilizzazioni improprie), ma è al tempo stesso in stato di avanzato degrado, e meritevole dunque di un intervento sapiente di recupero e valorizzazione.

L’associazione Idra ha raccolto in questi mesi un diffuso e trasversale malessere civico fra gli abitanti del luogo, hanno spiegato al primo cittadino del Quartiere Girolamo Dell’Olio e Sabina de Waal, i referenti di Idra, intervenuti all’incontro insieme a Claudia Bernabei, esponente del gruppo di cittadinanza attiva saldatosi attorno all’obiettivo della trasparenza sul destino dell’ex Caserma. Il vulnus più grave appare essere infatti quello della carente informazione sulle fasi e i contenuti del procedimento urbanistico in corso.

Un malessere al quale si è aggiunta – nel più ampio contesto nazionale e internazionale – una preoccupazione anche di tipo culturale, per le conseguenze che potrebbe generare in questo prezioso spicchio Unesco una pianificazione non sufficientemente rispettosa dei valori del contesto. Si consideri infatti, se non altro, la dimensione dell’intervento fin qui prospettato, hanno suggerito de Waal, Bernabei e Dell’Olio: una destinazione quasi monoculturale, a turistico ricettivo, dell’86% degli oltre 16.000 metri quadri del manufatto, con 300 posti letto, opere, parcheggi e servizi previsti in sotterraneo, collegamenti ‘privati’ fra l’albergo di progetto, Palazzo Pitti e Forte Belvedere attraverso il giardino del Tribolo. Non sembra trattarsi di un’ipotesi plausibile nei termini in cui è stata proposta fin qui, considerando la delicatezza dei luoghi, le caratteristiche della viabilità collinare e gli impatti che la cantierizzazione determinerebbe sulla stessa (soprav)vivibilità di coloro che vi abitano o lavorano. Sembra legittimo dubitare che un intervento come quello apparentemente proposto dalla nuova proprietà del bene possa persino definirsi auto-sostenibile da un punto di vista imprenditoriale in un arco di tempo ragionevolmente ravvicinato.

Ecco perché Idra ha in animo di presentare al Consiglio regionale della Toscana, attraverso lo strumento della Autorità per la garanzia e la promozione della partecipazione, un progetto di percorso condiviso che comporti un coinvolgimento della popolazione ampio e inclusivo, come strumento di crescita di consapevolezza e di capacità propositiva. In una prospettiva integrata di rigenerazione urbana, si perseguirebbe in tal modo l’obiettivo di facilitare, a partire dalla conoscenza dei dati e delle ipotesi di progetto fin qui formulate, l’interlocuzione fra istituzioni e comunità, valorizzando i punti di vista e i contributi di tutti i portatori di interessi. Non farebbe forse bene alla salute del quartiere, e in particolare dell’Oltrarno, discutere – a partire dall’analisi di questa criticità/opportunità – il tema della vivibilità e dell’accessibilità, della fruizione sociale e culturale, della tutela, del recupero e della manutenzione dell’intera area? Potrebbe chiamarsi “Laboratorio Belvedere”: uno spazio democratico scevro da aloni ideologici, al quale proporre il contributo – perché no? –  delle scuole (pensiamo ad esempio al Liceo Artistico di Porta Romana e Sesto Fiorentino) e dell’Università (a partire dalla Facoltà di Architettura).

E’ stata quindi particolarmente gradita la disponibilità del Quartiere ad aprire un percorso di ascolto attestata ieri mattina dal presidente Sguanci, al termine del colloquio, allo scenario proposto. Idra ha da parte sua evidenziato con soddisfazione come il Quartiere 1 sia il solo soggetto amministrativo che, a Firenze, ha sottoscritto il Protocollo d’intesa Regione – Enti locali, in attuazione della legge 46, istitutiva della partecipazione. Avvalendosi anche delle prerogative che derivano da questo protocollo, è stato osservato dai partecipanti all’incontro, sarà possibile fruire della disponibilità di luoghi e locali per lo svolgimento delle attività previste dal processo partecipativo e dare concretezza all’intento, che quel protocollo disciplina, di “promuovere forme di collaborazione con i cittadini e residenti in vista di presentazione di progetti partecipativi comuni”.

A breve, nuovi appuntamenti operativi sono stati concordati col presidente Sguanci nella direzione ipotizzata. A partire da quello con la Commissione Territorio del Quartiere e con l’Autorità regionale per la garanzia e la promozione della partecipazione.

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