Intervista a Violet Haze

“Boy” è un brano alt-dark pop con contaminazioni e sonorità K-Pop, ispirato al film horror di William Brent Bell. Il testo propone un cambio di prospettiva, volto ad indagare la mente del “Villain” della storia, alla scoperta dei suoi lati più umani e fragili. La canzone è un viaggio nella psiche di un serial killer, in cui amore e follia si mischiano in un monologo crudo e intenso capace di toccare le corde più recondite dell’animo umano.

 

C’è un momento specifico che ricordi come l’inizio della tua carriera musicale?

Sì, avevo più o meno sedici anni.  A Teramo, la città di cui sono originaria, si teneva un grande evento organizzato da una scuola di musica locale tutto dedicato ai Queen e io ho avuto l’occasione di esibirmi per la prima volta su un grande palco cantando Bohémian Rhapsody. In quel momento ho davvero capito che fare spettacolo fosse la mia strada.

 

Da dove trai principalmente ispirazione per le tue canzoni?

In realtà un po’ da tutto ciò che mi circonda. Ogni dettaglio della mia vita può darmi l’ispirazione giusta per una nuova canzone.

 

Ci sono temi o messaggi ricorrenti nelle tue canzoni?

Non ci sono messaggi ricorrenti; ciò che voglio trasmettere con le mie canzoni sono emozioni e sensazioni, non importa se positive o negative, voglio solo che la mia musica faccia sentire qualcosa a chi l’ascolta.

 

Quali artisti o generi musicali ti hanno influenzato maggiormente?

Ho sempre ascoltato un po’ di tutto. Direi però che tra gli artisti più significativi per me ci sono sicuramente  Baustelle e Arctic Monkeys.

 

Come valuti la tua evoluzione artistica nel corso degli anni?

Credo che si stia tuttora evolvendo. Sperimento continuamente tra generi sonorità e approcci stilistici. Al momento collocherei il mio genere nel dark/alt-pop, con alcune ispirazioni k-pop, che costituisce una componente di spicco della mia aesthetic e della mia idea di performer.

 

 

Qual è la tua canzone preferita da eseguire dal vivo e perché?

Sicuramente “Stay” delle Blackpink. Avverto una forte connessione emotiva con questa canzone perché oltre ad avere musica e testo bellissimi, è stata uno  dei primissimi brani a farmi innamorare del k-pop.

 

Da dove è nata l’idea per il tuo nuovo singolo?

Questo pezzo me lo ha ispirato il film “The Boy” di William Brent Bell. Non l’avevo mai visto e me ne sono innamorata. La storia è raccontata dal punto di vista della protagonista femminile Greta, e ho pensato che sarebbe stato molto interessante provare a rivedere la vicenda attraverso la lente distorta e disturbata del villain.

 

Quali sono i tuoi obiettivi per il futuro in termini di carriera musicale?

Sto lavorando ad un nuovo progetto ispirato all’alternative rock italiano anni ’80-’90, di cui però ancora non posso rivelare molto. Vi consiglio quindi di continuare a seguirmi!

 

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