Riserva Rooftop, a Napoli il «Giro gastronomico d’Italia» fa tappa in Sardegna

NAPOLI – Continua il “Giro gastronomico d’Italia” di Riserva Rooftop: dodici tappe per ogni regione e relativi piatti tradizionali da Riserva Rooftop. Uovo a 62 gradi “guttao e frattau”, mallareddu con cicerchie e cavolo nero, culargiones ripieno di patate e menta home made, stracotto di agnello, funghi pioppini e tartufo Bagnoli Irpino, porceddu con fregola al salto, scalogno caramellato, cutney di arancia e mirto: le pietanze della settima tappa sono servite. Dopo Trentino Alto Adige, Sicilia, Calabria, Emilia Romagna, Lazio e un “fuori giro” nel Regno delle due Sicilie, arriva in tavola la tradizione sarda, rivisitata in chiave moderna dallo chef Davide Cannavale e dal Sous Chef Pasquale Paladino. Cannavale è un cultore della cucina isolana. 33 anni, napoletani, vanta un percorso cominciato a 18 anni nell’isola di Favignana, proseguito in tutta la Sicilia, poi a Capraia, in Costiera Amalfitana, fino all’approdo da Riserva, dove riscopre sapori e piatti tipici regionali rivisitandoli. Lo fa dopo un’attenta sperimentazione, insieme alla sua sua brigata, con cui c’è sempre un continuo confronto, e con la consulenza dello chef Roberto Lepre. Ad accompagnare questo menù a base di prodotti autunnali dell’isola, corposi, ma resi più leggeri, i drink di Mirko Lamagna, ideatore della “mixology gourmet”, ovvero la miscelazione dei drink con tecniche di alta cucina e di alta pasticceria. Nella nuova drink lista creata con Mickael Reale e Martino Ascione, spiccano drink strutturati e gustosi come il “Martini garden” preparato con con gin alle olive, vermut dry, foglie di olivo, rosmarino, il cocktail “Da Portorico a Napoli” con rum scuro alle bucce di banana, sherry pedro xximenez, olio al caffè. Il dolce dell’autunno di Riserva è una speciale torta di mele con crema inglese. In sala un team di giovani capitanati da Francesco Coppola e Rossella Avallone con il sommelier Ugo Montella. A dirigere il locale l’esperto Carlo Chiariello, coadiuvato da Roberto Iriti.

 

 

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