
Gabbo torna con una rilettura audace di uno dei brani più iconici della storia della musica: “I Got You (I Feel Good)” di James Brown. Pubblicato per Culto Diskey / Blackcandy Produzioni, il singolo trasforma un classico soul in una versione dal respiro hip hop, dove il basso non è soltanto colonna ritmica, ma diventa protagonista assoluto di groove, melodia e assolo.
Da sempre legato alla black music in tutte le sue sfumature, Gabbo ha saputo costruire nel tempo un percorso personale che mescola jazz, rap e funk, tanto da essere definito da qualcuno “jazz-hop”, etichetta che lui stesso non rifiuta. Alla dimensione artistica affianca quella di produttore: insieme a Squarta ha dato vita allo studio Rugbeats, considerato oggi un punto fermo dell’hip hop italiano.
In questa intervista per Prima Music, Gabbo ripercorre le tappe che lo hanno formato, le collaborazioni nate da stima reciproca, e un aneddoto cruciale: l’incontro con Grandi Numeri e Primo a Trastevere, oltre vent’anni fa, che ha segnato in maniera indelebile la sua traiettoria musicale. Un racconto che unisce radici e presente, confermando la sua identità di musicista in costante ricerca.
Quali sono state le tue principali influenze musicali cresciuto?
Sicuramente la black music, un po’ tutta. È stata fondamentale per arrivare ad essere il musicista che sono adesso.
Come descriveresti il tuo stile musicale unico e come si è evoluto nel tempo?
Mah, non saprei.. Poco tempo fa qualcuno lo ha definito jazz-hop e probabilmente mi si addice 
Parliamo del tuo studio di produzione “Rugbeats”. Qual è il ruolo di questo studio nel panorama musicale italiano?
Credo che per il rap sia uno dei punti di riferimento, questo grazie soprattutto al mio socio Squarta che con me gestisce il Rugbeats, un’icona dell’hip hop italiano.
Come scegli i progetti su cui lavorare e quali sono le caratteristiche che cerchi in un artista con cui collaborare?
I miei progetti personali sono dettati dall’istinto, dalla passione e dall’ispirazione, e le collaborazioni avvengono perché c’è stima reciproca tra me e l’artista coinvolto, sia artistica ma soprattutto umana.
Qual è stato il momento più significativo della tua carriera fino ad oggi e perché?
Probabilmente una sera di circa 20 anni fa ormai a Trastevere, in cui ho incontrato Grandi Numeri e Primo. Beh, da lì la mia vita ha sicuramente avuto una svolta ancora oggi determinante in tutti i sensi.

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